La terra: geotermico

Se potessimo fare un pozzo profondo 6.400 km verso il centro della Terra, troveremmo un nucleo di ferro e nichel di circa 6.000°C. Eccolo, il calore delle acque termali e dei geyser. Il termine geotermia deriva dal greco “gê” e “thermòs”: il significato letterale è dunque calore della Terra. Per energia geotermica s’intende quella racchiusa, sotto forma di “calore”, all’interno della terra.

L’origine di questo calore è in relazione alla natura intima e recondita del nostro pianeta e ai processi fisici che vi hanno luogo. Un calore presente in quantità enorme, incalcolabile, inesauribile.

Il calore interno si propaga con regolarità verso la superficie della terra, la quale emana calore nello spazio quantificabile in una corrente termica media di 0,065 Watt per metro quadrato. Il gradiente termico, cioè questo scalar progressivo di temperatura, è in media di 3°C ogni 100 m di profondità, ossia 30°C ogni km. Se si perfora per un km, là sotto ci sono 30°C in più.

Dai suoi strati più profondi sale in superficie un lento, continuo calore. Il suo strato superficiale, fertile, alimenta raccolti agricoli il cui impiego a fini energetici è divenuto oggi una sfida, a tratti problematica.

La Terra è ammantata di foreste, fa nascere piante che ci alimentano e ci danno materiali per costruire. Ci dà calore. Un ambiente vitale che produce e riproduce, da milioni di anni, piante, alberi, vita. Ma solo un uso molto più attento, razionale, intelligente, “distillato” di queste risorse può assicurare un futuro sostenibile.

Le centrali geotermiche trasformano questo calore in elettricità in diversi modi, riassumibili nel processo di spinta del vapore verso turbine generatrici.

Il calore della Terra: dalla fonte rinnovabile al riscaldamento domestico

Oggi si contano in 22 Paesi del mondo molti impianti geotermici di dimensioni rilevanti – per una potenza complessiva di quasi 10.000 MW, con una produzione di energia elettrica di oltre 50 TWh. In posizioni di preminenza Usa, Nuova Zelanda, Italia, Islanda, Messico, Filippine, Indonesia e Giappone.

Per l’uso finalizzato alla produzione d’elettricità è stimato un potenziale 10 volte superiore all’attuale.

La geotermia porta con sé però la necessità di impianti ingegneristicamente complessi e impattanti. Anche qui, la soluzione sembra essere nella parola mini.

La tecnologia delle pompe di calore e del teleriscaldamento potrebbe portare nelle case di molti Paesi del mondo acqua calda e tepore domestico evitando la necessità di caldaie, di impianti di riscaldamento e di climatizzazione.

Il potenziale energetico delle acque calde per usi termici è assai ampio e diffuso in Europa, in Asia, nell’America Centrale e Meridionale. Cioè, a parte la produzione di elettricità, a seconda della temperatura del fluido geotermico sono possibili diversi impieghi, serre in agricoltura (38 – 80 °C), teleriscaldamento (80 – 100 °C), usi industriali (almeno 150 °C), termali.

C’è energia geotermica solo dove soffiano geyser o campi boraciferi? No. La temperatura della terra aumenta con la profondità indipendentemente dal luogo. Si tratta di avere un impianto per portare questo calore in superficie. Il calore accumulato nel terreno può essere “portato su” con una pompa di calore, all’interno delle case, a mo’ di riscaldamento.

A una pompa di calore possono allacciarsi più unità abitative. Più edifici si allacciano allo stesso sistema, più si dividono i costi della pompa (la cui grandezza dev’essere scelta in base al numero di chi ne usufruisce) e più si risparmia, nel caso “terra-acqua”, sui costi di trivellazione per la sonda che viene mandata sotto terra a 30/50 metri, dove si hanno temperature costanti.

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