Il vento: energia eolica ed eolico off-shore

Ne abbiamo 5,2 milioni di miliardi di tonnellate sopra e tutto intorno a ognuno di noi. È aria. Un’inimmaginabile quantità d’aria che si muove in continuazione, circola, si riscalda e si raffredda in un rapporto di interscambio dinamico con gli oceani e le terre emerse in perpetuo.

Il vento è proprio questo. È il moto delle masse atmosferiche che vorticano incessantemente a livello planetario tra i dislivelli (il “gradiente”), dai campi d’alta pressione verso quelli a bassa pressione.

Lo strumento per trasformare in energia elettrica la “potenza nel vento” (i cui fattori sono la densità dell’aria, l’area intercettata dal vento, la velocità istantanea del vento) è l’aerogeneratore: la turbina eolica. Ne esistono di piccole, da mezzo metro di diametro (che possono generare 20W, come la Marlec 500) e di grandi, fino a quelle di dimensioni gigantesche (un modello della Vestas che sprigiona 1650 kW ha un rotore di ben 120 metri di diametro, così come un modello della tedesca Repower).

I progressi nel disegno delle turbine eoliche degli ultimi vent’anni permettono a queste di operare anche a velocità del vento inferiori, imbrigliando una quantità maggiore di energia e raccogliendola ad altezze maggiori, aumentando la quantità di energia eolica sfruttabile e riducendo la velocità di rotazione, il rumore, l’impatto paesaggistico. Moltissimi territori potrebbero essere utilizzati per generare energia eolica in aree scarsamente popolate, regioni ventose come le grandi pianure del Nord America, il nordovest della Cina, la Siberia Orientale e le regioni argentine della Patagonia, oltre all’enorme potenziale degli impianti off-shore.

Uno dei massimi studiosi mondiali di scienze ambientali, Lester Brown, è convinto che sia suo il prossimo futuro energetico: “il vento è abbondante, economico, inesauribile, ampiamente distribuito, non danneggia il clima ed è pulito”.

Il vento, dalla fonte rinnovabile all’energia elettrica

Le diversissime tipologie di impianti eolici corrispondono alle necessità di adattamento al territorio:

impianti eolici di terraferma, con filari di turbine su terreni e dorsali lievemente sopraelevate
impianti eolici off-shore, su cui si è spostata l’attenzione perché il vento in mare è più intenso e meno turbolento che sulla terra, con effetti vantaggiosi sia sulla energia prodotta, che è l’aspetto più importante, sia sulla durata delle turbine… E le prospettive future fanno prevedere nei prossimi anni installazioni poggiate sui fondali fino a qualche centinaio di metri di profondità (oggi si arriva ad alcune decine di metri) e, successivamente, centrali eoliche su piattaforme ancorate al fondo marino
mini-turbine, integrate architettonicamente negli edifici o in strutture portuali (su cui si sono impegnati grandi architetti da Dubai a Londra, da Philippe Starck a Renzo Piano).

Il potenziale dell’eolico per la produzione mondiale di energia

Secondo gli esperti del World Watch Institute, i soli venti di terraferma sistematicamente e strategicamente sfruttati potrebbero già fornire energia pari al quadruplo del fabbisogno energetico globale.

Cioè, il vento, da solo, può dare al mondo tutta l’energia che oggi consumiamo, e ne avanzerebbe tre volte tanta. Senza contare i venti d’alto mare, che sono ancor più forti, stabili e promettenti.

In uno studio per quantificare le risorse d’energia eolica mondiali chiamato Wind Force 12 la European Wind Energy Association conclude che il potenziale mondiale d’energia generabile dal vento sarebbe addirittura il doppio della domanda d’elettricità mondiale prevista per il 2020.

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